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venerdì 27 giugno 2008

Quell'irruento e irascibile Ballmer l'uomo che ora guida la Microsoft

Quell'irruento e irascibile Ballmer l'uomo che ora guida la MicrosoftCLASSE '56, nato a Farmington Hills, nello stato del Michigan, laureato ad Harvard con un master alla Università di Stanford in amministrazione aziendale. Sono i primi dati indentificativi di Steve Ballmer, il nuovo padre-padrone del gigante Microsoft, ovvero del successore a William Henry Gates III, al secolo Bill Gates.

Un'amicizia, quella fra Gates e Ballmer, che comincia al college dove quest'ultimo è manager della squadra di football e si impegna nel giornale universitario "Harvard Crimson". Nel 1977 ottiene la laurea in matematica ed economia.

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I due anni successivi li passa lavorando per Procter & Gamble, dove conosce Jeffrey R. Immelt, l'attuale amministratore delegato di General Electric, una delle più importanti multinazionali americane specializzate in tecnologie e servizi. L'11 giugno 1980 entra in Microsoft col compito di coordinare alcune divisioni, fra cui quella per lo sviluppo del sistema operativo e quella delle vendite.

Vent'anni dopo, nel 2000, è nominato amministratore delegato della Microsoft. In quell'occasione Bill Gates si preoccupa di mantenere il controllo esclusivamente sulla cosiddetta "visione tecnologica". L'era Gates sta per tramontare, ma ci vorranno ancora otto anni perché Ballmer possa vedere il suo nome sulla porta dell'ufficio che per oltre trent'anni è stata del fondatore di Microsoft.

Il "cattivo ragazzo" si fa strada. Il "Bad boy" di casa Microsoft - così lo definisce la biografia non autorizzata su Ballmer uscita nel 2003 per mano di Fredric Alan Maxwell - si fa notare dalla pubblica opinione da subito. Per i suoi modi irruenti, decisi, per nulla diplomatici. Con quella sua aria da venditore porta a porta che incita gli impiegati a mettercela tutta, a non demordere mai. Come se non bastasse essere i numeri uno fra le software house mondiali.

La diffusione di sistemi operativi Microsoft che sfiora il 90% mondiale non è sufficiente. Quel 10% sembra impensierire, e anzi, fa andare su tutte le furie il "cattivo ragazzo". L'avanzata di Apple lo preoccupa, la presenza di un altro sistema operativo alternativo aperto - GNU/Linux - gli manda letteralmente il sangue al cervello, tanto da fargli dichiarare pubblicamente nel 2001: "Linux è un cancro che aggredisce il senso della proprietà intellettuale d'ogni cosa che tocca.".

L'attuale numero uno di Microsoft ce ne ha per tutti. Lancia accuse "a ruota libera" di comunismo su chi ha intenzione di sovvertire quello che per lui è il principio sacrosanto dell'economia: l'importante è il fine, non i mezzi. E il fine è vendere il più possibile.

Si prende gioco di tutti, e tutti si prendono gioco di lui. Un esempio? L'exploit sul palcoscenico di una convention, dove arringa ai dipendenti Microsoft, saltellando da una parte all'altra per dieci minuti, in preda a un'eccitazione non comune, e di cui è stato diffuso online il video col titolo "La danza del ragazzo scimmia" (Dance Monkeyboy). Più di recente è stato bersaglio di un lancio di uova, da parte di uno studente ungherese, in occasione di una conferenza di Ballmer. Ma non basta. Taccia come "ridicolo" il nuovo gioiello di casa Apple, l'iPhone, criticandolo per il prezzo esorbitante con cui è stato messo in commercio. E infine conduce personalmente un'estenuante braccio di ferro con Jerry Yang, fondatore e ad di Yahoo!, per l'acquisto del secondo motore di ricerca più importante al mondo. Ma qui, apparentemente, fallisce. Lascia il tavolo da gioco, ritira l'offerta, e punta su una partnership più soft che però non arriverà mai.

Detesta apertamente, attacca frontalmente. Fra gli incubi peggiori di Steve Ballmer un posto d'onore spetta a Eric Schmidt, amministratore di Google, e vecchia conoscenza di Microsoft, da quando Schmidt era prima a capo di Sun Microsystems e poi di Novell, principali concorrenti di Seattle. Tanto da arrivare agli insulti quando alcune voci si rincorrono circa a un possibile passaggio di un importante manager Microsoft verso Mountain View.

Questo è Steve Ballmer, padre svizzero e madre americana - cittadino onorario della città di Losanna, in Svizzera - tre figli, 52 anni compiuti lo scorso 24 marzo. Una sorta di Joseph McCarthy dei nostri tempi, che concepisce la vita come una lotta fra il bene il male, senza mezze misure, o sfumature. Che si scalda con la facilità di un cerino in un incendio. Che quando parla, urla. Per il quale il comunismo (si legga: Linux & Co) è il male supremo, da debellare. E pensare che il nonno vive a Minsk, in Bielorussia, dove Ballmer nel 2007 ha voluto fare una visita non ufficiale.

Al 44° posto fra i più ricchi al mondo. Nel 2007 Ballmer era al 31° posto nella classifica degli uomini più ricchi al mondo. Nel 2008 scende al 44°. A certificarlo è la rivista Forbes che ne stima il patrimonio in 15 miliardi di dollari. Una fortuna accumulata grazie alle stock option ricevute come dipendente Microsoft. E che appena ha potuto, nel 2003, ha incassato, ridisegnando successivamente il programma che gestiva l'assegnazione di azioni ai dipendenti del colosso di Seattle.

Ora, il cattivo ragazzo del software si trova finalmente al potere. Coi suoi pregi e suoi difetti, e un ultimo ostacolo: Bill Gates, l'unico che separa Ballmer dalla sua apparente mania di onnipotenza. Tanto che è lo stesso Ballmer a mettere subito le cose in chiaro in un'intervista recente al Wall Street Journal: "Non avrò bisogno di lui (di Bill Gates, ndr.) per niente. Questo è sicuro. Usarlo sì, aver bisogno di lui, no." Patti chiari - è il caso di dirlo - e amicizia lunga.

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